Le fondazioni di origine bancaria svolgono una funzione sempre più centrale nella determinazione delle traiettorie di sviluppo dei territori. La crescente attenzione riservata alla sostenibilità dei progetti e all’impatto durevole che si propongono di generare, sostengono il terzo settore e lo spingono a managerializzarsi per affrontare in modo più strutturato il cambiamento in atto.
La riflessione scientifica e il dibattito sulla finanza sociale e la finanza d’impatto è appena agli inizi, tuttavia l’offerta di strumenti e soluzioni cresce e si diversifica. Da un lato la possibilità sostenere contemporaneamente processi di sviluppo, di innovazione e di inclusione sociale. Dall’altro il rischio è che il terzo settore non sia pronto a prendere tutto ciò che viene offerto.
Nella sola Ue si producono ogni anno più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti che rappresentano la sfida dell’economia circolare, un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo, estendendo la vita dei prodotti.
Diversità è da sempre una parola di riferimento nel terzo settore, ma da qualche anno questo termine, col suo orizzonte di valori e di prassi, sta diventando popolare anche nel mondo delle imprese, specialmente quelle più grandi. Che lavorano sull’inclusione soprattutto perchè conviene.
Il processo di ibridazione tra for profit e privato sociale sta dando forma a un potente modello di convergenza, fra storie d’impresa che cercano un’interpretazione originale al mercato ma anche al rapporto con le proprie comunità di riferimento. L’ibridazione è un modo di intendere lo sviluppo che coinvolge una parte ancora piccola di operatori, eppure può diventare una tendenza centrale nella nuova economia.
Cinquanta ragazzi piemontesi tornano dall’esperienza globale di Economy of Francesco con un bagaglio di scambi con coetanei di tutto il mondo. Si sono candidati per le ragioni più varie. Il talk presenta alcuni di loro, ciò in cui credono e il modo in cui hanno lavorato.